venerdì 23 novembre 2012

Verso le primarie del Pd


“Le resistenze al riformismo non solo dalla CGIL,
ma anche dal ceto legale che beneficia del conflitto di lavoro”
di Luigi Degan e Giuseppe Sabella
27 ottobre 2010
Parla Michele Tiraboschi, docente di Diritto del Lavoro e Consulente del Titolare del Welfare, Maurizio Sacconi. Allievo del Prof. Marco Biagi, ne ha condiviso sin dal principio l’impianto di Modernizzazione e Riforma del Lavoro. Dal 2002, anno in cui il Prof. Biagi fu assassinato dalle BR, lo sta portando avanti a fianco del Ministro Sacconi

Buongiorno Professor Tiraboschi, il provvedimento legislativo ha avuto un iter molto lungo e travagliato. Le ragioni sono tecnico-giuridiche o di altra natura?
E’ da un decennio almeno che si parla di riforma della giustizia del lavoro e anche nella passata legislatura sono stati discussi in Parlamento disegni di legge che poi non hanno avuto un esito positivo data la complessità e delicatezza della materia. Il testo approvato è del resto quello presentato dal Ministro Sacconi già nel 2007. Due anni di dibattito parlamentare hanno semmai sovraccaricato il testo di legge che è più che raddoppiato come precetti estendendosi ora ben oltre il tema, pure centrale, della giustizia in ambito lavoristico.
Quali sono le forze che resistono maggiormente a questo corso riformista?
Sarebbe scontato dire la Cgil e il sindacato conflittuale. In realtà sono vari i soggetti che beneficiano di questo numero esorbitante di conflitti di lavoro, oltre un 1.200.000 cause pendenti! Non da ultimo il ceto legale, avvocati e anche docenti universitari che fanno della complessità della materia del lavoro e del formalismo giuridico una fonte di business.
Ritiene che – nonostante questa resistenza – le norme contenute potranno trovare una concreta applicazione o c’è il rischio che alcune disposizioni non divengano effettive? In questo caso come si potrebbe porvi rimedio?
Il passaggio dal progetto alla legge e dalla legge alla sua attuazione è sempre frutto di una sorta di alchimia. Difficile prevedere i tempi di effettiva attuazione. Basti dire che la precedente grande riforma del lavoro è applicata solo a metà e molte norme – da ultimo la borsa nazionale del lavoro e l'apprendistato per il diritto dovere di istruzione e formazione – sono state attuate nei giorni scorsi! Certamente la parte più delicata riguarda l'arbitrato ma la materia è stata già oggetto di un avviso comune tra tutte le parti sociali, eccetto la Cgil, per cui i tempi di attuazione non dovrebbero essere lunghi.
Il provvedimento appena approvato può essere considerato come uno degli atti concreti del disegno riformatore del mercato del lavoro, del diritto del lavoro e delle relazioni industriali studiato e progettato da Marco Biagi? Lei che sta portando avanti questo lavoro, al quale ha partecipato dal principio quale suo allievo prediletto, cosa ritiene che potrebbe pensarne oggi il Prof. Biagi?
A marzo di quest'anno, nell'ottavo anniversario della sua uccisione, Il Sole 24 Ore ha ripubblicato un articolo del Professor Biagi dall'emblematico titolo “L'arbitrato europeo che sognava Marco Biagi”. L'arbitrato era parte integrante del progetto di riforma e dell'iniziale disegno di legge da cui è poi scaturita la legge Biagi. L'approvazione di questa legge è un modo concreto – anche se minimo – per dare almeno un significato al sacrificio del Professore.

Nessun commento:

Posta un commento