mercoledì 14 novembre 2012

Lavoro e diritto


Cazzola: “La libertà è assunzione di responsabilità”

di Luigi Degan e Giuseppe Sabella

28 ottobre 2010

Parla il Prof. Giuliano Cazzola, Onorevole e Vicepresidente della Commissione Lavoro della Camera dei Deputati e Relatore del provvedimento legislativo


Quali sono l'idea di fondo e le novità più importanti introdotte dal Collegato Lavoro?
A mio avviso le innovazioni più importanti sono quelle contenute negli articoli 30, 31 e 32. Il primo interviene nella delicata materia del licenziamento invitando il giudice a tener conto delle fattispecie di giusta causa e di giustificato motivo previste nei contratti di lavoro. Il secondo rivisita ampiamente la materia dei metodi e delle forme di risoluzione stragiudiziale delle controversie di lavoro, introducendo, ai commi 10 e 11, anche una procedura di arbitrato di equità. L'articolo 32 riorganizza e rende omogenee le procedure per l'impugnazione della risoluzione dei rapporti di lavoro, attinenti a tutte le possibili tipologie. La norma che più ha fatto discutere è quella sull'arbitrato, che ha avuto una considerazione particolare nel messaggio di rinvio alle Camere da parte del Capo dello Stato. Credo, in assoluta buona fede, che, ottemperando a quelle indicazioni, abbiamo garantito l'effettiva volontarietà per il lavoratore nella eventuale sottoscrizione della clausola compromissoria.

La nuova legge sul lavoro si pone in una prospettiva di riformismo che ha avviato un chiaro processo di rinnovamento culturale nella società. La resistenza che tale "nuovo corso" incontra, è fondata sulla paura del cambiamento o anche su altro?
Il problema è complesso e richiama alla mente quella metafora contenuta nei Promessi sposi, quando Alessandro Manzoni scrive che il naufrago stenta ad abbandonare le alghe a cui si appoggia in modo precario e fortunoso e ad appoggiarsi ad un sostegno più sicuro. Poi ci sono delle differenze di carattere politico-culturale. Prendiamo il caso dell'arbitrato. Il governo pensava a regole soft sul piano legislativo, affidando la disciplina della materia – incluse le norme a tutela dei diritti del lavoratore – alla contrattazione collettiva. Il messaggio presidenziale ha chiesto invece che le garanzie dovevano essere poste per legge, come se si trattasse di una fonte del diritto superiore. Siamo prigionieri della cultura della statualità del diritto, per cui solo la legge e il giudice togato possono amministrare la giustizia. Se poi questo non accade nella realtà non importa alla sinistra, per la quale tocca alla società adattarsi alle leggi e non le leggi a servire alla società.

Quale potrebbe essere il prossimo passo sulla via della riforma delle regole del lavoro?
Il Ministro Sacconi ha parlato dello Statuto dei Lavori. Speriamo che sia la volta buona. A questo proposito io non ha ben capito quale sarà l'impostazione di una legge siffatta, di cui tanto si parla solo in termini generali.

Lei ritiene che la sussidiarietà che traspare da alcune norme contenute nel provvedimento sia principio ispiratore del processo di modernizzazione del lavoro? In che modo pensa si possa realizzare?
In primo luogo, affrettandosi a dare attuazione alle diverse parti di una legge tanto importante. E' necessario partire con il piede giusto. Va predisposto al più presto il decreto legislativo sui lavori usuranti, magari lavorando, con qualche correzione, sul decreto predisposto a suo tempo dal Ministro Damiano. Poi tocca alle parti sociali disponibili definire un accordo sull'arbitrato.

L’importanza della persona, della sua libertà e della sua dignità, sembra essere contenuta in alcune disposizioni del provvedimento relative sia agli individui sia agli enti collettivi. Quale ritiene sia la norma che meglio esprime questo principio conduttore?
Torniamo sempre all'arbitrato. Bisogna smetterla di considerare i lavoratori come se fossero delle persone perennemente sotto tutela (come erano le donne nell'800). La libertà è anche assunzione di responsabilità.

Lunedì 19 ottobre, lei ha concluso il suo primo intervento alla Camera citando il Premier inglese, David Cameron ("Ci sono cose che fai per dovere (...). Ma ci sono cose che fai perché sono la tua passione. Le cose che ti infiammano al mattino, che ti guidano e che sei sicuro possano realmente fare la differenza per il Paese che ami”. Per me, signor Presidente, è stato un grande onore aver svolto il ruolo di relatore di questo provvedimento). Di fronte a questo tangibile impegno che – come lei dice – innanzitutto nobilita la sua vita, semplicemente le chiedo: si vedono segni di crescita nella nostra società?
Tutto sommato credo che la società sia migliore di come la si dipinge. Solo che gli aspetti positivi non fanno notizia. La sinistra non lo ha capito e continua a parlare di una società che esiste soltanto nella sua propaganda. Quando le persone normali sentono i loro toni catastrofisti si guardano attorno e si chiedono di quale paese si stia parlando. Per esempio, gli italiani non sanno che nell'anno che abbiamo alle spalle sono stati rinnovati in modo unitario almeno 60 contratti nazionali di lavoro. Purtroppo si parla solo dei metalmeccanici, come se in Italia la Fiom fosse l'unico sindacato. Come se fare il mestiere dello "sfasciacarrozze" significasse tutelare i lavoratori e difendere i loro diritti. Sa che cosa diceva George Danton? Che le persone dispongono soltanto dei diritti che sono capaci di difendere. Oggi questa difesa non si realizza con gli scioperi, ma con la responsabilità.
E i numeri fanno politica, come dice Tremonti.


(Intervista pubblicata nelle pagine di Tempi, 28 ottobre 2010)

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