I costruttori
Al voto per le primarie del centrosinistra sono
andati 3,1 milioni di italiani: è il dato delle elezioni del 2009 e di questi
tempi è un successo. Al ballottaggio del 2 dicembre andranno Perluigi Bersani,
con il 44,9% dei voti, e Matteo Renzi, con il 35,6: sono dati pressoché
definitivi. Non per il corifeo del nuovo che avanza, però, per il Rottamatore,
che questi dati contesta ed avanza una richiesta a parer mia del tutto
legittima, perché, come diceva il buon vecchio Lenin: «La fiducia è bene, il
controllo è meglio». E la richiesta è quella che il Coordinamento nazionale
delle primarie metta online i verbali di tutti i novemila seggi.
Bersani risponde con un abbraccio: vorrebbe che
riferendosi a lui ed ai suoi sostenitori Renzi usasse il “noi” e non il “loro”,
che andrebbe invece riservato a Berlusconi. Be’, in questo il segretario del
partito un po’ del Gargamella ce l’ha. Un po’ di ipocrisia ce la mette. Perché
finché la competizione elettorale non sarà conclusa Renzi gli sarà avversario e
questo “volemose bene” anticipato sa tanto d’antico, di machiavellico, di
capzioso.
Ora dicono che al sindaco di Firenze sono andati
i voti della destra. Non credo sia vero, e tuttavia coloro che lo dicono pensano
forse sia di destra la riforma del lavoro proposta da Ichino, che Renzi ha posto
tra le sue priorità di governo. Ma costoro sbagliano. È di sinistra. Perché ciò
che migliora le condizioni di un crescente numero di lavoratori è di
sinistra.
La riforma Ichino, in sostanza, fa due cose:
riduce le più di cento leggi sul lavoro emanate dal 1923 ad oggi a 64 articoli
del Codice civile – perdonino i rottamandi consulenti del lavoro – e introduce
una visione del lavoro inedita, in Italia, d’ispirazione, pensate un po’,
danese: la flexsecurity, vale a dire un modello che unisca il massimo
di flessibilità possibile delle strutture produttive con il massimo possibile di
sicurezza dei lavoratori nel mercato del lavoro.
Lo so che alla sinistra piacciono le favole, ma
se in Italia la metà dei lavoratori non ha alcuna forma di protezione in caso di
perdita del lavoro è anche colpa della sinistra, che ha ecceduto nella difesa di
tutte le garanzie acquisite da alcuni non accorgendosi che il prezzo era
l’assenza di garanzie per altri. Scrive Ichino nel suo disegno di legge:
«In sostanza si tratta di questo: un codice
del lavoro semplificato, composto di una settantina di articoli molto chiari e
facilmente traducibili in inglese, suscettibili di applicarsi a tutta l’area del
lavoro sostanzialmente dipendente. Così si supera il dualismo fra protetti e non
protetti nel mercato del lavoro. L’idea è che, in partenza, questo nuovo
“diritto del lavoro unico”, per la parte relativa ai licenziamenti, si applichi
soltanto ai rapporti di lavoro nuovi, che si costituiscono da qui in avanti. La
nuova disciplina si può sintetizzare così: tutti a tempo indeterminato (tranne,
ovviamente, i casi classici di contratto a termine, per punte stagionali,
sostituzioni temporanee, ecc.), a tutti le protezioni essenziali, in particolare
contro le discriminazioni, ma nessuno inamovibile. E a chi perde il posto una
garanzia robusta di assistenza intensiva nella ricerca della nuova occupazione,
di continuità del reddito e di investimento sulla sua professionalità. Quello
che l’impresa risparmierà in termini di tempestività dell’aggiustamento degli
organici basta e avanza per coprire il costo di una assistenza alla danese nel
mercato del lavoro».
Questa cosa è di sinistra. Qualcuno lo dica a
Vendola. Questa cosa o la si fa e presto o i lavoratori diverranno nemici. Come
Gargamella e i puffi. Ma per le strade il rosso non sarà solo quello del
cappello dei funghi. Per questo non metterò come immagine un disegno di Peyo ma
un dipinto di Léger, “I costruttori”. Sarà che non ho mai smesso di credere che
il lavoro nobilita l’uomo. Sarà che mi piace pensare che la funzionalità
dell'uomo, per esprimermi con un linguaggio tanto caro alla psicologia
cognitiva, sia anche e forse primariamente collettiva.
A presto.
Edoardo Varini
(26/11/2012)
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Luigi Degan, nato a Milano nel 1968, è un giurista esperto di diritto del lavoro e relazioni industriali, svolte presso una importante associazione imprenditoriale. Già ricercatore e docente presso Adapt-Centro Studi Internazionali e Comparati “Marco Biagi”, è stato anche project leader e coordinatore del gruppo di lavoro sulla Legge “Biagi”. Attualmente E’ direttore generale di Afol Milano, Agenzia per la formazione, l’orientamento e il lavoro della Provincia di Milano.
martedì 27 novembre 2012
Riflessioni sulle primarie di centrosinistra
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