lunedì 26 novembre 2012

Censis: "La contraffazione inquina il mercato" Senza il falso più posti di lavoro e entrate fiscali


Rintroducendo i prodotti contraffatti sul mercato legale, la produzione salirebbe di 13,7 mld e le imposte (indotto incluso) di 4,6. Lo sottolinea una ricerca del ministero dello Sviluppo economico

Senza la contraffazione in Italia ci sarebbero 110mila posti di lavoro in più e 1,7 miliardi di entrate per il fisco. Questo il risultato di una ricerca condotta dal ministero dello Sviluppo economico con il Censis. Se i prodotti falsi fossero venduti sul mercato legale, la produzione salirebbe di 13,7 miliardi e le imposte (indotto incluso) di 4,6 miliardi.
Il mercato italiano del falso fattura 6,9 miliardi di euro. E' così esteso, sottolinea la ricerca, che "non esiste prodotto che non possa essere imitato e venduto". I settori più colpiti sono l'abbigliamento e gli accessori con un giro d'affari di 2,5 miliardi, i cd, dvd e software (1,8 miliardi) e l'alimentare (1,1 miliardi). E per i cosmetici la crescita della contraffazione è stata di almeno 15 volte in 10 anni.

"In un periodo di crisi dove si ragiona di uno o due decimi di punto di crescita, la contraffazione sottrae al Paese 5,5 miliardi di valore aggiunto", lo 0,35% circa del Pil, ha spiegato il direttore generale del Censis, Giuseppe Roma, durante la conferenza "L'impatto della contraffazione sul sistema-Paese".

Ciò che sostiene il mercato del falso, secondo la ricerca del Censis, è una domanda "consistente" da parte dei consumatori che sono "indifferenti al fatto di compiere un atto illecito e convinti di fare un affare". La contraffazione spazia dai gioielli alle calzature, dai giocattoli ai medicinali.

Sul mercato del falso poi sono diffusi altri illeciti, come la contraffazione di design, cioè la riproduzione e commercializzazione di articoli che costituiscono copie illecite di prodotti sulla base di modelli o disegni registrati. Questo fenomeno colpisce soprattutto la pelletteria, ma anche gli oggetti d'arredamento, per l'illuminazione, i casalinghi.

C'è poi l'abuso dell'indicazione di origine "made in Italy" e di analoghe indicazioni: si spacciano per italiani prodotti che hanno in tutto o in parte origini diverse. Questo fenomeno interessa soprattutto il settore alimentare, ma colpisce anche quello delle calzature

Nessun commento:

Posta un commento