Cazzola: “La libertà è assunzione di responsabilità”
di Luigi Degan e Giuseppe Sabella
28
ottobre 2010
Parla il Prof. Giuliano Cazzola, Onorevole e Vicepresidente
della Commissione Lavoro della Camera dei Deputati e Relatore del provvedimento
legislativo
Quali sono l'idea di
fondo e le novità più importanti introdotte dal Collegato Lavoro?
A mio avviso le innovazioni più importanti sono quelle
contenute negli articoli 30, 31 e 32. Il primo interviene nella delicata
materia del licenziamento invitando il giudice a tener conto delle fattispecie
di giusta causa e di giustificato motivo previste nei contratti di lavoro. Il
secondo rivisita ampiamente la materia dei metodi e delle forme di risoluzione
stragiudiziale delle controversie di lavoro, introducendo, ai commi 10 e 11,
anche una procedura di arbitrato di equità. L'articolo 32 riorganizza e rende
omogenee le procedure per l'impugnazione della risoluzione dei rapporti di
lavoro, attinenti a tutte le possibili tipologie. La norma che più ha fatto
discutere è quella sull'arbitrato, che ha avuto una considerazione particolare
nel messaggio di rinvio alle Camere da parte del Capo dello Stato. Credo, in
assoluta buona fede, che, ottemperando a quelle indicazioni, abbiamo garantito
l'effettiva volontarietà per il lavoratore nella eventuale sottoscrizione della
clausola compromissoria.
La nuova legge sul
lavoro si pone in una prospettiva di riformismo che ha avviato un chiaro
processo di rinnovamento culturale nella società. La resistenza che tale
"nuovo corso" incontra, è fondata sulla paura del cambiamento o anche
su altro?
Il problema è complesso e richiama alla mente quella
metafora contenuta nei Promessi sposi, quando Alessandro Manzoni scrive che il
naufrago stenta ad abbandonare le alghe a cui si appoggia in modo precario e
fortunoso e ad appoggiarsi ad un sostegno più sicuro. Poi ci sono delle
differenze di carattere politico-culturale. Prendiamo il caso dell'arbitrato.
Il governo pensava a regole soft sul piano legislativo, affidando la disciplina
della materia – incluse le norme a tutela dei diritti del lavoratore – alla
contrattazione collettiva. Il messaggio presidenziale ha chiesto invece che le
garanzie dovevano essere poste per legge, come se si trattasse di una fonte del
diritto superiore. Siamo prigionieri della cultura della statualità del
diritto, per cui solo la legge e il giudice togato possono amministrare la
giustizia. Se poi questo non accade nella realtà non importa alla sinistra, per
la quale tocca alla società adattarsi alle leggi e non le leggi a servire alla
società.
Quale potrebbe essere
il prossimo passo sulla via della riforma delle regole del lavoro?
Il Ministro Sacconi ha parlato dello Statuto dei Lavori.
Speriamo che sia la volta buona. A questo proposito io non ha ben capito quale
sarà l'impostazione di una legge siffatta, di cui tanto si parla solo in
termini generali.
Lei ritiene che la
sussidiarietà che traspare da alcune norme contenute nel provvedimento sia
principio ispiratore del processo di modernizzazione del lavoro? In che modo
pensa si possa realizzare?
In primo luogo, affrettandosi a dare attuazione alle
diverse parti di una legge tanto importante. E' necessario partire con il piede
giusto. Va predisposto al più presto il decreto legislativo sui lavori
usuranti, magari lavorando, con qualche correzione, sul decreto predisposto a
suo tempo dal Ministro Damiano. Poi tocca alle parti sociali disponibili definire
un accordo sull'arbitrato.
L’importanza della
persona, della sua libertà e della sua dignità, sembra essere contenuta in
alcune disposizioni del provvedimento relative sia agli individui sia agli enti
collettivi. Quale ritiene sia la norma che meglio esprime questo principio
conduttore?
Torniamo sempre all'arbitrato. Bisogna smetterla di
considerare i lavoratori come se fossero delle persone perennemente sotto
tutela (come erano le donne nell'800). La libertà è anche assunzione di
responsabilità.
Lunedì 19 ottobre,
lei ha concluso il suo primo intervento alla Camera citando il Premier inglese,
David Cameron ("Ci sono cose che fai per dovere (...). Ma ci sono cose che
fai perché sono la tua passione. Le cose che ti infiammano al mattino, che ti
guidano e che sei sicuro possano realmente fare la differenza per il Paese che
ami”. Per me, signor Presidente, è stato un grande onore aver svolto il ruolo
di relatore di questo provvedimento). Di fronte a questo tangibile impegno che
– come lei dice – innanzitutto nobilita la sua vita, semplicemente le chiedo:
si vedono segni di crescita nella nostra società?
Tutto sommato credo che la società sia migliore di come
la si dipinge. Solo che gli aspetti positivi non fanno notizia. La sinistra non
lo ha capito e continua a parlare di una società che esiste soltanto nella sua
propaganda. Quando le persone normali sentono i loro toni catastrofisti si
guardano attorno e si chiedono di quale paese si stia parlando. Per esempio,
gli italiani non sanno che nell'anno che abbiamo alle spalle sono stati
rinnovati in modo unitario almeno 60 contratti nazionali di lavoro. Purtroppo
si parla solo dei metalmeccanici, come se in Italia la Fiom fosse l'unico
sindacato. Come se fare il mestiere dello "sfasciacarrozze"
significasse tutelare i lavoratori e difendere i loro diritti. Sa che cosa
diceva George Danton? Che le persone dispongono soltanto dei diritti che sono
capaci di difendere. Oggi questa difesa non si realizza con gli scioperi, ma
con la responsabilità.
E i numeri fanno politica, come dice Tremonti.
(Intervista pubblicata nelle pagine di Tempi, 28 ottobre 2010)
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