mercoledì 5 dicembre 2012

Nokia vende la sede per rilanciarsi con telefoni Made in Europe

Articolo su Ilpattosociale di oggi di Carlo Sala 

Nokia vende la sede per rilanciarsi con telefoni Made in Europe 

Il colosso finlandese cerca liquidità per rispondere alla concorrenza Apple e coreana 

5/12/12
L’Iphone sfratta la Nokia. Entro l’anno, il celeberrimo produttore finlandese di telefoni cellulari cederà il proprio quartiere generale di Espoo, dove opera dal 1997, per una cifra compresa tra i 170 e i 220 milioni di euro. Come già fece il New York Times in cerca di liquidità, la sede venduta sarà poi presa in affitto dallo stesso venditore. “Abbiamo avuto un ampio processo di vendita con gli investitori, sia finlandesi che stranieri e siamo molto soddisfatti di questo risultato. Possedere beni immobili non fa parte degli obiettivi di Nokia. Continueremo comunque ad operare delle sedi per lungo tempo” - ha dichiarato l’amministratore delegato Timo Ihamuotila. 
All’origine di questa scelta si intuisce il desiderio di trovare risorse per rilanciare la stessa Nokia. Primo venditore di telefonini al mondo, Nokia vede infatti la propria posizione sempre più insidiata dalla Apple, con l’Iphone, e ancor più dai marchi asiatici come Samsung: in calo i vecchi cellulari utilizzabili solo come telefoni, gli smartphone – soprattutto quelli con sistema Android - trovano nell’Asia, anzitutto in Cina, il mercato in più forte espansione, ma si tratta di un mercato piuttosto ostico per la casa finlandese (e al contrario, in controtendenza rispetto al resto del mondo, piuttosto permeabile al sistema IOs, quello utilizzato da Apple per l’Iphone).
Chiuso il quarto e ultimo trimestre del 2011 come leader del mercato mondiale nella produzione di telefonia mobile – con una quota del 26,6%, che attestava che ogni 4 telefonini venduti al mondo più di uno era made in Finland, per un totale di 113 milioni di pezzi venduti nel trimestre considerato – nel terzo trimestre di quest’anno Nokia ha venduto soltanto 4,1 milioni di smartphone. E sebbene quest’ultimo dato sia estremamente parziale, perché non tiene conto delle vendite di cellulari “old style” privi di connessione a Internet, conferma la necessità per l’azienda europea di risalire la china. I cellulari “old style” sono infatti un prodotto ormai in via di superamento da parte della domanda di mercato, sostituiti appunto da quegli smartphone rispetto ai quali Nokia arranca. 
Il difficile momento della Nokia, tecnologico anzitutto e finanziario di conseguenza, è attestato dagli ultimi dati di bilancio disponibili, relativi all’esercizio 2011: il fatturato dell’intero anno è sceso a 38,6 miliardi di euro (il 9% in meno del 2010), con perdite di esercizio per 1,5 miliardi contro i profitti per 1,3 miliardi dell’anno precedente; gli smartphone distribuiti sono stati 19,6 milioni, meglio delle attese per quell’anno ma comunque ben lontano dai 37 milioni di pezzi che la casa di Cupertino ha messo in circolazione nello stesso lasso di tempo. 
La prima mossa di Nokia per restare competitiva sul mercato globale è stato un accordo con l’americana Microsoft da cui nel quarto trimestre 2011 sono arrivati 180 milioni di euro e da cui sono scaturiti i modelli Lumia 710 (un milione di pezzi venduti in 2 mesi) e Lumia 800. Ma lo sforzo per tenere il passo della concorrenza è ancora in corso e per non uscire dal core business la scelta è stata appunto quella di uscire dalla (proprietà della) propria sede. 
Mentre la Finlandia medita di uscire dall’euro, dalla tenuta della sua azienda più famosa dipende la capacità dell’Europa di non uscire da un settore tecnologico decisamente trainante per l’economia mondiale.
 

Carlo Sala

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